Outrage - Poesie

Coscienza e Fiducia

Coscienza e fiducia..
e, non c'è tempo nell'anima..

Orme profonde, tracce di pensieri
che l'oblio nasconde
e la ragione risveglia.

Palpebre schiuse ai colori dei prati
orgoglio strappato da ombre sui muri.
Chiari volti dell'anima,
trasparenze di vita.

Coscienza dell'essere
e fiducia nell' essere.

Pianura infinita,
incolta armonia di fiori nei campi
deserto pensiero che gonfia le ore.
Idillio d' amore a donarci fiducia;
coscienza svelata.

Parole antiche,
chiavi dell'anima,
fosforo di desideri.

Intorno.... nell'aria....

povertà assoluta nei simboli offerti
da TV e giornali.
Schegge di gelo, frammenti d'idee
nelle mani contratte.

Coscienza e fiducia: scorre il tempo nell'anima.

Parole nuove,
chiavi del credere e
..fantastica aurora,
poesia di fede dell'esserci ancora.

Durare..
Presenza di luce,
sole dell'alba che scalda la terra.
Fiori di campo.
Profumi............Mistico sogno;
non c'è tempo nell'anima.

Ferite dei muri, brecce nel cuore.
Fiducia,
"parietaria diffusa"
che rimargina i segni del tempo.

E nel rudere, solo
diroccata presenza.

Ma..
quei segni nei muri
racchiudon la chiave.

Qualcuno che bussa, si riapre la porta.
Labbra tremanti..

C'è il tempo e c'è l'anima
in quelle parole.

Coscienza e fiducia.

Amore irreale,
amore infinito d'immensa dolcezza
di chi,
col sorriso,
mi diede speranza.

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Poca aria

Erano
tra te e me
i giorni.

Fra me e te
chilometri di nostalgia,
ora.

Negli occhi, sfumature del vento,
nostalgia di un'aria fine.

I tuoi capelli fra le mie mani.
Nostalgia di libertà,
di una rossa luna
di una risacca che si spegne
in un limbo
sfiorato per un attimo,
mio, solo nel ricordo
(appena appena per respirare)

poca aria
per poter vivere.

E' un gioco, questo,
per farmi meno male,
per farmi un po' di male?

Per immaginarti com' eri,
vicina,
nei miei sogni

....nelle mie mani.

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Voglio dirti un sogno...

Voglio svelarti un sogno
dove non soffrire o sperare,
dove un muto gioire
non sia aria sgradevole
che a stento svanisce.

Voglio dirti di un sogno,
di un vento umido e caldo
come bacio profondo;
suggestione di una luna abbronzata.

Piedi scalzi nella sabbia scavano
un attimo della mia vita.

Voglio svelarti un sogno
di quell'attimo che fuggì senza morire,
allontanati e persi i suoi contorni
d'amicizia o indifferenza
solo perché ricordi,
di più
ancora,

finchè giunga il tempo dei cardini ai frammenti
di un levante o ponente
dove un mondo d'immagini
sfiori i prati e i miei campi:

lontano da strade avvilite
dove so che sei
visibile appena.

Voglio svelarti un sogno,
fugacità di un risveglio mutevole,
di un sorriso per le speranze tolte,
accantonate e dissolte,
di questo muto, solitario,
allontanarmi alla vita
fra maschere e stracci
di un lembo d'idiota.

Voglio svelarti un sogno,
ma i sogni
………………………
li racconta chi è sveglio.

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Clochard

Dove vai?
Quale luce nasconde
la rugiada sulle tue ciglia?
Dove sei stato?
Mostra ciò che hai scritto.

Non ho risposto.
Non riconosco più le parole.
Ho stracciato i miei fogli
non trovando più stelle
in questi giochi d'inchiostro.

Quale luce piange sotto le tue ciglia.
Dove andrai?

Non ho risposto.
Le notti come una tenda,
una candela di effimera luce
ed io, sole emaciato,
creo ombre di lei
e dono labbra alla terra.

E' solo il clochard che cammina,
non cerca orizzonti
in fondo ai suoi occhi.
Non fate domande, vi prego,
laggiù sulla strada
lui vede
la fine dei sogni.

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Sarà Pasqua (a Virgi)

Paura
che il tempo possa non bastare
incorporando ai sogni le parole,
ancor tacendo, il pudore che conserva
libertà accese controvento
di parole, che dicevano o tacevano
a proteggere le fiamme
con le pietre dei silenzi.

Ora,
che il vento spia
questo cedere del tronco,
non guardare figlia mia,
questa cenere di fiamme.
non guardare queste lacrime
che il camino piange all'alba
sul percorso delle rughe.

Erba folta, viola arvensis
stai crescendo bimba mia,
fiore azzurro dentro un prato,
mezzo punto dentro un quadro
che la monaca ricama.

Ora
che la vita ha scritto
la retorica dei giorni,
solo ora puoi capire
scorci informi della pioggia
questi occhi che sorrisero
ma non dissero
nè osarono
la carezza di un sussurro.

Notti insonni,
inventario di sillabe vestite
di un vuoto a perdere
mani tese
di giorni visti in controluce
voci e cenni
grida lievi che volavano con gli anni

e il nulla
solo il vuoto della mia assenza.

(Io vorrei ci fossi ancora
ad aspettarmi
a ricordarmi
il terzo giorno dopo la mia morte.)

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Le rose antiche

Profumi di fiori, di terra
primavera delicata, pungente
di geranio, di te
di quell'aria impregnata di muschio
dopo fatto l'amore.
Labbra gotiche di un rosa antico,
gocce fitte,
leggere sulla mia nuca.

Nel delirio che sogna,
espressioni statiche
danzano
coi tremori del legno secco, come
in bilico
sull'orlo di un bicchiere.

Sfumano indistinte
nel profumo che spazza la nebbia
schiere di visi andati
nei vestiti da ballo, sgualciti dalla bruma
che ancor bagna
tavole della vecchia casa.

Docilità delle membra,
di rosa antico
la quiete del sogno.
Villucchio di bassi giuncheti:
pedine del domino
le mani intrecciate,
altalene nel vento.

Sono ricomparsi i profumi
nelle maglie di anelli su morbide mani:
stecche di ventaglio,
laccate
color madreperla,
aperte sulla mia fronte.

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Filastrocca per Outrage

Corri Outrage, corri nel vento
quando l'aratro ti sventra dentro.
Dall'alba chino fino al tramonto
un peso dentro senza confronto.
Lunghi quei giorni senza parlare
quanti ricordi da spigolare
sopra i tuoi campi quanto dolore
l'anima spoglia gronda sudore.
Cosa rimane di un'anima inquieta
senza quel sogno che la completa?
Oh se potesse ferirsi il petto
sciogliersi in terra, putrido e infetto
come l'aratro gira le zolle
coprir di terra quel sogno folle.
Corri Outrage, corri sui prati
le mani e i piedi sempre legati
lascia il tuo sogno sopra la sabbia
e mille granelli della tua rabbia.
Urla quel grido racchiuso in gola
libera l'urlo dalla tagliola.
Nessuno ascolta, nessuno sente
del tuo tormento non frega niente
le mani coprono a coppa il volto
tu ci credevi, povero stolto
e lento un pianto sul viso scorre
parole mute da riproporre.
Triste il suo cuore, piange rugiada
fiorisce il giglio lungo la strada
un altro giorno ocra e cobalto
ancora piedi sopra l'asfalto
lo zaino in spalla...dentro la vita
la senti fremere fra le tue dita.
Corri Outrage, riprendi il volo
e non sarai per sempre solo
il desiderio c'hai stretto al cuore
colora il sangue del tuo livore.
Vivi i tuoi sogni, fallo di sera
lucciole e stelle a far da chimera
porta i tuoi passi lungo la notte
pensieri e lacrime che il giorno inghiotte.

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Non fu solo...

Non fu solo battito d'ali
quella luce abbagliante
lo scorrere lento di un fiume da ascoltare,
da riconoscere
l'attimo dello stupore.

Una torcia di paglia,
l'ondulato spegnersi del buio
mute aurore di sorprese e incanti;
di silenzi e parole
la malinconia.

Sui miei passi la foglia della luna
seguendo la curva dei tuoi occhi,
lo spegnersi di ori e turchesi,
un vociare di fiori negli sguardi smarriti.
La ragione delle cose che sfuggono
quei canti monocorde di retoriche,
il frinire inutile delle cicale
fingendo d'esser dito sulle mappe,
rileggendo versi, in un cesto di crusca.

Il senso delle cose inanimate,
come pietre
l'eterno limite delle rose già sbocciate,
un centro immobile di volontà ostinate,
un senso del "solo contro tutto"
da solo contro il nulla.

Nelle tue mani, chiare e complicate,
l'insieme che opprime il tempo vuoto,
l'infinita solitudine di un bimbo smarrito.

Non fu solo battito d'ali
la terra sotto la tua ombra.
In piedi sulle tue palpebre
nulla di quel che resta,
invecchiando insieme in pochi istanti.
Quella terra in penombra,
selciati stanchi di sabbia e venti
stanca di coltivare violente fioriture,
l'immutabile desiderio che fende i prati.
Uno strappo di danza e dolcezza.
Il richiamo di un sole che conosce
l'attesa delle tue mani.

Resta un pensiero vuoto,
l'idea vagabonda di semi dispersi,
un grembo di terra e acqua gelata

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Se ancora rimane

Occhi nella notte
esplosioni remote
colonne di fumo
la gente che urla.

La sera è calata.

Negli angoli bui
di quella cucina
la luce si è spenta.

Bambino che piange
la cena che scuoce
la gente impietrita
che vive l'angoscia.

Pensiero che muore
e fuori qualcuno
non torna più a casa
e fuori qualcosa
non è più una casa.

La luce fittizia
allunga le ombre
lo sguardo che incredulo
non segue i contorni.
Le stelle offuscate
nei vapori di morte
ci lasciano soli
a rimpianger la vita.

Se ancora rimane

un brano di cuore,
se un battito tenue
non è solo rumore,
se il petto che piano
solleva e ricade
richiude in se stesso
un urlo d'amore,

non voglio la morte
mi basta il dolore.

Le notti d'angoscia
mi hanno sfinito,
nel viso rugoso
c'è morte vissuta.
Dolcissima PACE
che mi hai catturato
ridammi la vita
di cui mi han privato.

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