Tratto da "Lettere a Theo" (1872-1890)
di Vincent Van Gogh (1853-1890)
-Neunen, 30 aprile - fine ottobre, 1885-
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[Neunen] 30 aprile 1885
Caro Theo,
[…]
[…] Dipingere è anche un agir créer.
Quando i tessitori tessono quella stoffa che mi pare si chiami Cheviot, o anche quegli strani tessuti scozzesi, allora si sa che il loro intendimento è di ottenere dei particolari colori spezzati e grigi per i Cheviot, mentre per il tessuto scozzese dai vari colori si fa in modo che i colori più vivi si equilibrino affinché, invece di ottenerne un effetto crudo, l’effet produit del disegno risulti a distanza armonioso.
Un grigio, tessuto di fili rossi, azzurri, gialli, bianco sporco e neri, un azzurro spezzato da fili rossi, rosso aranciati e gialli, sono ben diversi dai colori semplici, vale a dire che sono più iridescenti, mentre i colori primari diventano al confronto duri e morti. Per il tessitore però, o meglio per il disegnatore del disegno e della combinazione di colori, non è sempre facile valutare il numero dei fili e le loro direzioni, come è altrettanto difficile mescolare i colpi di pennello a formare un tutto armonioso.
Se confrontassi i primi studi a olio eseguiti quando arrivai qua a Neunen col quadro cui sto lavorando ora, penso ti accorgeresti di una maggiore vivacità per quanto riguarda il colore.
Penso che il problema dell'analisi dei colori preoccuperà anche te un giorno, in quanto, come conoscitore ed esperto, penso tu debba avere anche una opinione ferma ed essere convinto di determinate cose.
Per lo meno per piacere personale e per poter dimostrare che le proprie opinioni sono fondate, bisogna essere in grado di spiegarle in poche parole agli altri, i quali talvolta ad una persona come te chiedono informazioni, allorché desiderano sapere qualcosa di più sull’arte.
[…]
[…]Quanto ai Mangiatori di patate, è un quadro che starà meglio in una cornice dorata, ne sono sicuro, ma starà bene anche su una parete tappezzata con una carta color grano maturo.
Senza una inquadratura del genere proprio non bisogna vederlo.
Non spicca bene su uno sfondo scuro e neppure su uno sfondo opaco. Questo perché dà un’idea di un interno molto grigio. Anche nella realtà è incorniciato in una cornice dorata, per così dire, perché il focolare e il riflesso del fuoco sulla parete bianca sarebbero più vicini allo spettatore e ora sono al di fuori del quadro, mentre in realtà inquadrano completamente il soggetto.
Ti ripeto, va incorniciato con qualcosa color dorato cupo o ramato.
Se tu stesso vuoi vedere il quadro come va visto, non dimenticare, ti prego, quanto ti ho detto ora. Mettendo il quadro accanto a una tonalità dorata, si ottiene anche una luminosità in punti insospettati, togliendo al tempo stesso quell'aspetto marmorizzato che il quadro assume quando viene sfortunatamente posto su uno sfondo opaco o nero. Le ombre sono dipinte in blu, e un tono dorato le ravviva.
[…]
Penso che, più che da signora, una contadinella sia bella vestita com’è con la sua gonna e camicetta polverosa e rappezzata, azzurra, cui il maltempo, il vento e il sole danno i più delicati toni di colore. Se si veste da signora, perde il suo fascino particolare. Un contadino è più vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a Messa la domenica con una sorta di abito da società.
Analogamente ritengo sia errato dare a un quadro di contadini una sorta di superficie liscia e convenzionale. Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalla patate bollenti
-va bene, non, è malsano; se una stalla sa di concime -va bene, è giusto che tale sia l’odore di stalla; se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime -va benone, soprattutto per gente di città.
Quadri del genere possono insegnare loro qualcosa. Un quadro non deve necessariamente essere profumato.
[…]
Addio, […] sempre il tuo,
Vincent