Vincent Van Gogh

 vincent van gogh autoritratto

Self-Portrait, Spring 1887
Oil on pasteboard, 42 × 33.7 cm
Art Institute of Chicago

Tratto da "Lettere a Theo" (1872-1890)
di Vincent Van Gogh (1853-1890)

-Neunen, 30 aprile - fine ottobre, 1885-
... [Neunen] 30 aprile 1885

Caro Theo,
[…]
[…] Dipingere è anche un agir créer.
Quando i tessitori tessono quella stoffa che mi pare si chiami Cheviot, o anche quegli strani tessuti scozzesi, allora si sa che il loro intendimento è di ottenere dei particolari colori spezzati e grigi per i Cheviot, mentre per il tessuto scozzese dai vari colori si fa in modo che i colori più vivi si equilibrino affinché, invece di ottenerne un effetto crudo, l’effet produit del disegno risulti a distanza armonioso.
Un grigio, tessuto di fili rossi, azzurri, gialli, bianco sporco e neri, un azzurro spezzato da fili rossi, rosso aranciati e gialli, sono ben diversi dai colori semplici, vale a dire che sono più iridescenti, mentre i colori primari diventano al confronto duri e morti. Per il tessitore però, o meglio per il disegnatore del disegno e della combinazione di colori, non è sempre facile valutare il numero dei fili e le loro direzioni, come è altrettanto difficile mescolare i colpi di pennello a formare un tutto armonioso.
Se confrontassi i primi studi a olio eseguiti quando arrivai qua a Neunen col quadro cui sto lavorando ora, penso ti accorgeresti di una maggiore vivacità per quanto riguarda il colore.
Penso che il problema dell'analisi dei colori preoccuperà anche te un giorno, in quanto, come conoscitore ed esperto, penso tu debba avere anche una opinione ferma ed essere convinto di determinate cose.
Per lo meno per piacere personale e per poter dimostrare che le proprie opinioni sono fondate, bisogna essere in grado di spiegarle in poche parole agli altri, i quali talvolta ad una persona come te chiedono informazioni, allorché desiderano sapere qualcosa di più sull’arte.
[…]
[…]Quanto ai Mangiatori di patate, è un quadro che starà meglio in una cornice dorata, ne sono sicuro, ma starà bene anche su una parete tappezzata con una carta color grano maturo.
Senza una inquadratura del genere proprio non bisogna vederlo.
Non spicca bene su uno sfondo scuro e neppure su uno sfondo opaco. Questo perché dà un’idea di un interno molto grigio. Anche nella realtà è incorniciato in una cornice dorata, per così dire, perché il focolare e il riflesso del fuoco sulla parete bianca sarebbero più vicini allo spettatore e ora sono al di fuori del quadro, mentre in realtà inquadrano completamente il soggetto.
Ti ripeto, va incorniciato con qualcosa color dorato cupo o ramato.
Se tu stesso vuoi vedere il quadro come va visto, non dimenticare, ti prego, quanto ti ho detto ora. Mettendo il quadro accanto a una tonalità dorata, si ottiene anche una luminosità in punti insospettati, togliendo al tempo stesso quell'aspetto marmorizzato che il quadro assume quando viene sfortunatamente posto su uno sfondo opaco o nero. Le ombre sono dipinte in blu, e un tono dorato le ravviva.
[…]
Penso che, più che da signora, una contadinella sia bella vestita com’è con la sua gonna e camicetta polverosa e rappezzata, azzurra, cui il maltempo, il vento e il sole danno i più delicati toni di colore. Se si veste da signora, perde il suo fascino particolare. Un contadino è più vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a Messa la domenica con una sorta di abito da società.
Analogamente ritengo sia errato dare a un quadro di contadini una sorta di superficie liscia e convenzionale. Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalla patate bollenti
-va bene, non, è malsano; se una stalla sa di concime -va bene, è giusto che tale sia l’odore di stalla; se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime -va benone, soprattutto per gente di città.
Quadri del genere possono insegnare loro qualcosa. Un quadro non deve necessariamente essere profumato.
[…]
Addio, […] sempre il tuo,
Vincent

immagine de dipinto mangiatori di patate

Vincent Van Gogh. I mangiatori di patate. 1885.
Olio su tela. cm. 82X114.
Amsterdam, Rijkmuseum Van Gogh

Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali, per quanto maestose e imponenti siano.

Vincent Van Gogh

immagine del dipinto di van gogh gordina de grooth

Gordina de Groot, Head
Anno: 1885
Dimensione: 41.0 x 34.5 cm
Luogo: Nuenen
Santa Barbara, California: Collection Mrs. M.C.R. Taylor

A momenti, come le onde disperate si infrangono sulle scogliere indifferenti, un desiderio tumultuoso di abbracciare qualcosa…

Vincent Van Gogh

dipinto nudo di donna reclinata

Nude Woman Reclining, Seen from the Back
Anno: 1887
Dimensione: 38.0 x 61.0 cm
Luogo: Parigi
Paris: Collezione Privata

da lettere a Theo

A primavera un uccello in gabbia sa bene che c'è qualcosa a cui potrebbe servire, sente benissimo che ci sarebbe qualcosa da fare, ma non ci può far nulla, e cos'è questo? Non si ricorda bene, ha idee vaghe e dice: "Gli altri fanno i loro nidi e portano fuori i loro piccoli e li cibano" e poi sbatte il suo capino contro le grate della gabbia. Ma la gabbia resiste e l'uccello impazzisce dal dolore. "Guarda che fannullone", dice un altro uccello che passa lì davanti, "quello è un tipo che vive di rendita''. Eppure il prigioniero continua a campare, non muore, fuori non appare nulla di quel che ha dentro, è in buona salute, e di tanto in tanto è allegro sotto i raggi del sole. Ma poi viene il tempo degli amori. Ondate di depressione. "Ma ha poi proprio tutto quel di cui ha bisogno?'' dicono i bambini che si prendono cura di lui e della sua gabbietta. E lui sta appollaiato con lo sguardo proteso verso il cielo, dove sta minacciando un temporale, e dentro di sé sente ribellione per la sua sorte. "Me ne sto in gabbia, me ne sto in gabbia, e non mi manca niente, imbecilli! Ho tutto ciò di cui ho bisogno! Ma per piacere, libertà, lasciatemi essere un uccello come gli altri!". Così, talvolta, un uomo che non fa nulla assomiglia a un uccello che non fa nulla.

Vincent Van Gogh

dipinto ophelia di artur hughes

Garden of Saint-Paul Hospital, The
Anno: 1889
Dimensione: 95.0 x 75.5 cm
Luogo: Saint-Rèmy
Otterlo: Kröller-Müller Museum

Vincent - Roberto Vecchioni

Guarderò le stelle
com'erano la notte ad Arles,
appese sopra il tuo boulevard;
io sono dentro agli occhi tuoi,
Víncent.
Sognerò i tuoi fiori,
narcisi sparpagliati al vento,
il giallo immenso e lo scontento
negli occhi che non ridono,
negli occhi tuoi,
Vincent.

Dolce amico mio,
fragile compagno mio,
al lume spento della tua pazzia
te ne sei andato via,
piegando il collo
come il gambo di un fiore:
scommetto un girasole.

Sparpagliato grano,
pulviscolo spezzato a luce
e bocche aperte senza voce
nei vecchi dallo sguardo che non c'è
poi le nostre sedie
le nostre sedie così vuote
così "persone",
così abbandonate
e il tuo tabacco sparso qua e là.

Dolce amico,
fragile compagno mio
che hai tentato sotto le tue dita
di fermarla, la vita:
come una donna amata alla follia
la vita andava via:
e più la rincorrevi
e più la dipingevi a colpi rossi

gialli come dire "Aspetta!",
fino a che i colori
non bastaron più...
e avrei voluto dirti, Vincent,
questo mondo non meritava
un uomo bello come te!

Guarderò le stelle,
la tua, la mia metà del mondo
che sono le due scelte in fondo:
o andare via o rimanere via.

Dolce amico mio,
fragile compagno mio,
io, in questo mare,
non mi perdo mai;
ma in ogni mare sai
"tous le bateaux
vont à l'hazard pour rien".
Addio, da Paul Gauguin.