Gin tonic

La luce del distributore mi viene incontro. Illumina il libro sul cruscotto, le mani sul volante, gli occhi, appena un lampo nello specchio retrovisore.
Mi piace guidare di notte, sento i pensieri che scricchiolano, qualcosa che cede piano. Ad ogni modo.
La mia radio e quella della macchina accanto sono sintonizzate sulla stessa stazione: “Non c'è una rosa che germogli sola tra le arcate…”
Il vago ricordo di una canzone già sentita.
L'uomo che scende dall'auto è un gigante, ha gesti lenti e non solleva mai lo sguardo.
La gente che s'incrocia nei distributori, di notte, sembra sempre sola.
Quando il gigante riparte, lascia il posto alla mia nuova vicina di macchina. E' una donna di mezza età, si indovina, guardandola, una bellezza in disuso. Si muove ondeggiando sui tacchi e mi chiede di aiutarla. Ha delle bellissime unghie laccate, le dita piene di anelli e mani troppo bianche per cavarsela da sole.
Dalla sua macchina semiaperta proviene un odore inconfondibile di muschio bianco. E' lo stesso profumo che uso io.
Resta in piedi vicino a me, mentre armeggio con la pompa della benzina. Non riesco a non guardare le sue scarpe a punta in pelle nera, le gambe magre e ben disegnate dentro il velo delle calze.
Inaspettatamente mi invita a bere qualcosa, per ringraziarmi, dice. I suoi occhi sono liquidi, bagnati da una specie di preghiera. E' sempre stato il mio grande problema, riuscire a dire di no, parcheggio la macchina nel piazzale sul retro del distributore e salgo con lei.
Il viaggio è piuttosto silenzioso, i sedili sono comodi e odorano di nuovo. Mi addormenterei volentieri, qui dentro.
Ci fermiamo nel primo locale lungo la strada, gli unici clienti sono uomini e lunghe occhiate. Lei sembra non farci caso, si avvia verso un tavolo ad angolo e si siede con uno sbuffo dell'ampio cappotto.
Comincia a parlare in fretta, come se avesse poco tempo e molte cose da dire. Scopro che si chiama Gloria e che soffre per un amore ormai agli sgoccioli. La storia è così vecchia che mi viene la nausea.
Ordino un gin tonic, anzi, due, come lei mi fa capire con gesti misurati.
Gloria è ricca e molto innamorata di un uomo sposatissimo che non lascerà mai sua moglie. Hanno litigato perché durante le vacanze di natale è sparito per stare con la sua famiglia. L'ultima volta che si sono visti lui le ha chiesto di non farsi più viva, tenendole le mani e dicendole cerca di capirmi.
Mi chiede perché le cose finiscano così.
Scuoto la testa, non saprei cosa risponderle.
Gloria ha smesso di parlare, beve a piccoli sorsi rapidi. Sembra un tacchino. Penso che questo modo di bere non s'intoni con la sua persona.
All'improvviso decide di andarsene.
Si alza senza aspettare il conto e paga per entrambe. La seguo, il mio gin tonic è rimasto per metà nel bicchiere.
Anche il ritorno è silenzioso e quando ci salutiamo Gloria sembra a disagio. Forse si sente sciocca, dopo quelle confidenze così intime ad una sconosciuta.
Non riesco a trovare parole per rassicurarla, nemmeno ne ho voglia. La guardo partire e mi ritrovo un po' smarrita sul piazzale deserto. Sul tetto del distributore oscilla al vento una grande bottiglia gonfiabile di coca cola.
Devo ancora fare benzina.

dueanime