Cominciò per sbaglio.
Si era sotto Natale ed ero venuto a sapere dall'ubriacone che stava un
po' più su, sulla collina, e che a Natale ci provava sempre, che
avrebbero assunto più o meno chiunque, e così ci andai,
e prima che potessi rendermi conto di quello che stava succedendo ero
lì con la sacca di cuoio sulle spalle a girare tutto il giorno
a piedi a girare in lungo e in largo. Che lavoro, pensai. Facile! Leggero!
Ti danno solo un paio di isolati e se finivi prima il postino fisso ti
dava un altro isolato, oppure tornavi in ufficio ed era il capo a dartene
un altro, ma tu te la prendevi comoda e dovevi solo infilare quei cartoncini
di auguri nelle cassette.
Fu più o meno al secondo giorno come postino natalizio straordinario
che arrivò questo donnone che cominciò a venire in giro
con me a consegnare le lettere. Dico donnone perché era grossa,
nel senso che aveva il culo grosso, le tette grosse ed era grossa in tutti
i punti giusti. Sembrava un po' matta ma io continuavo a guardarle le
tette il culo e il resto e mi andava bene così.
Parlava e parlava e parlava. Poi venne fuori. Suo marito lavorava su un'isola,
lontano, e lei si sentiva sola, capite, e viveva in una casetta in una
stradina laterale.
-Quale casetta? -, chiesi. Lei scrisse l'indirizzo su un pezzo di carta.
-Anch'io mi sento solo- , dissi, - stasera vengo da te a fare quattro
chiacchiere-.
Io avevo una donna, abitavamo insieme, ma lei non c'era quasi mai, era
sempre da qualche altra parte, e anch'io mi sentivo molto solo. Soprattutto
con quel culone che mi camminava a fianco
- va bene -, disse lei, - ci vediamo stasera-.
Non era male, davvero, era una bella scopata, ma come tutte le scopate
dopo la terza e la quarta notte cominciai a perdere interesse e non ci
tornai.
Ma non potevo fare a meno di pensare, Dio mio, questi postini non fanno
altro che infilare le loro lettere nelle cassette e farsi scopare. Questo
è il lavoro che fa per me, ooh, si si si.