"La verità è una terra priva di sentieri"
Il 3 agosto del 1929 ad Ommen, in Olanda, Krishnamurti sciolse l'Ordine
della Stella, di cui era a capo, davanti a tremila membri. Questo è
quanto disse.
Questa mattina esamineremo lo scioglimento dell'Ordine della Stella.
Alcuni ne saranno contenti, e altri rattristati. Non è un'occasione
di allegria né di tristezza perché, come spiegherò,
è inevitabile. Ricorderete la storia del diavolo e un suo amico
che, camminando, vedono un uomo chinarsi, raccogliere qualcosa da terra
e metterselo in tasca. L'amico chiese al diavolo: "Che cosa
ha raccolto?". "Un pezzo di Verità", rispose il
diavolo. "Un brutto affare per te", disse l'amico. "Per
niente!", rispose il diavolo. "Aspetterò che la organizzi!".
Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si
possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola.
Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente.
Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile
attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna
organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli
altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è
impossibile organizzare una "fede". La fede è qualcosa
di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla.
Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo,
una setta, una religione che viene imposta ad altri. E' quello che tutti
cercano di fare in tutto il mondo. La Verità viene svilita e resa
un giocattolo per persone deboli o solo momentaneamente insoddisfatte.
Non possiamo ‘abbassare' la verità, ma piuttosto sforzarci
noi di ‘salire' a essa. Non possiamo far scendere a valle
la cima della montagna. Se vogliamo raggiungere la cima dobbiamo attraversare
la valle e salire il versante, senza timore dei pericolosi precipizi.
Dobbiamo salire individualmente verso la Verità, che non può
venire ‘abbassata' per noi o organizzata per noi. Sono le
organizzazioni che propongono un'idea, ma l'organizzazione
non fa che risvegliare l'interesse dentro di noi. Se l'interesse
non nasce dall'amore per la Verità stessa, ma passa soltanto
attraverso l'organizzazione, non ha alcun valore. L'organizzazione
diventa uno schema in cui i membri trovano la loro collocazione. Non si
ricerca più la Verità, non si mira più alla vetta,
ma ci si scava una comoda nicchia in cui collocarsi o in cui farsi collocare
dall'organizzazione, pensando che sarà l'organizzazione
a condurci alla Verità. A mio parere, questo è il primo
motivo per cui l'Ordine della Stella va disciolto. Nonostante ciò
probabilmente creerete altri ordini, entrerete a far parte di altre organizzazioni,
sempre cercando la Verità. Io non voglio appartenere a nessuna
organizzazione spirituale, vi prego di comprenderlo. Potrei ricorrere
a un'organizzazione se volessi farmi trasportare, ad esempio, a
Londra, ma si tratta di un'organizzazione completamente diversa,
di tipo pratico, come le poste o il telegrafo. Se voglio fare un viaggio
uso un automobile o una nave: strumenti pratici che non hanno nulla a
che vedere con la spiritualità. Ribadisco ancora una volta che
nessuna organizzazione può condurre l'uomo alla spiritualità.
Un'organizzazione creata a questo scopo diventa una stampella, una
debolezza, una pastoia; è costretta ad azzoppare l'individuo
per impedirgli di crescere, di sviluppare la propria singolarità
che consiste nella scoperta, fatta da noi stessi, della Verità
assoluta, incondizionata. Questo è un altro motivo che mi ha portato
alla decisione, essendo a capo dell'Ordine, di scioglierlo. Nessuno
mi ha spinto a prendere questa decisione. Non è un gesto studiato
per stupire, perché io non voglio seguaci e lo sottolineo. Nel
momento stesso in cui si segue qualcuno non si segue più la Verità.
Non mi importa che crediate alle mie parole. Voglio perseguire una certa
cosa in questo mondo, e intendo farlo con incrollabile concentrazione.
Il mio interesse va a un'unica cosa essenziale: la liberazione dell'uomo.
Desidero liberarlo da tutte le sue gabbie e tutte le sue paure, e non
dargli una setta o una religione in più, non formulare nuove teorie
o nuove filosofie. Ovviamente potreste chiedermi perché giro il
mondo tenendo continuamente discorsi. Vi voglio dire che non lo faccio
perché desidero un seguito, non desidero un gruppo di speciali
discepoli. (Come piace agli uomini essere diversi dai loro simili, e basandosi
su distinzioni così ridicole, assurde e meschine! Io non ho nessuna
intenzione di incoraggiare simili assurdità). Io non ho discepoli,
non ho apostoli, né sulla terra né nel regno dello spirito.
Non sono attratto dalla sete di denaro né dal desiderio di una
vita comoda. Se desiderassi una vita comoda non sarei venuto a questo
campo e non vivrei in un paese così piovoso! Vi parlo francamente
perché vorrei chiarirlo una volta per tutte. Voglio evitare che
queste polemiche infantili si trascinino per anni. Un giornalista che
mi ha intervistato considera un gesto meraviglioso sciogliere un'organizzazione
che conta migliaia di membri. Un grande gesto perché, come mi disse:
"Che cosa farà adesso, come vivrà? Non avrà
più seguaci e nessuno verrà più ad ascoltarla".
Se vi saranno anche solo cinque persone che vogliono ascoltare, che vogliono
vivere con il viso rivolto all'eternità, Sarà sufficiente.
A che cosa serve avere migliaia di persone che non capiscono, imbalsamate
nei loro pregiudizi, che non desiderano il nuovo, ma che traducono il
nuovo per adattarlo ai loro sterili, stagnanti io? Se parlo con crudezza,
vi prego di non fraintendermi: non è per mancanza di compassione.
Se avete bisogno di un chirurgo, non è un atto di gentilezza operarvi
anche se ciò vi provoca dolore? Se quindi vi parlo con ruvidezza
non è per mancanza di amore per voi, ma l'esatto contrario.
Come ho già detto, ho un unico scopo: rendere l'uomo libero,
spingerlo verso la libertà, aiutarlo a staccarsi da tutti i limiti,
perché soltanto ciò può dare eterna felicità,
soltanto ciò può dare la realizzazione incondizionata del
sé. Poiché io sono libero, incondizionato e intero (non
parte, non relativo, ma la Verità totale che è eterna),
il mio desiderio è che coloro che cercano di capirmi siano liberi
e non che mi seguano o che mi trasformino in una gabbia per ricavarne
un'altra religione o un'altra setta. Al contrario, vorrei
che fossero liberi da ogni paura: dalla paura della religione, dalla paura
della salvezza, dalla paura della spiritualità, dalla paura dell'amore,
dalla paura della morte, dalla paura stessa della vita. Lo faccio come
un pittore che dipinge una tela per piacere, perché il dipinto
è la sua espressione, la sua radiosità, il suo star bene,
e non perché io voglia qualcosa da qualcuno. Abbiamo fatto l'abitudine
all'autorità e alla sua atmosfera, e pensiamo che ci possa
condurre alla spiritualità. Crediamo e speriamo che un altro, attraverso
i suoi straordinari poteri, ci possa condurre (per miracolo!) nel regno
dell'eterna libertà che è Felicità. La nostra
visione della vita è tutta basata sull'autorità. Mi
avete ascoltato per tre anni e in voi non si è prodotto nessun
cambia mento, salvo in pochissimi. Analizzate ciò che vi dico,
sottoponetelo a critica per poterlo comprendere pienamente e a fondo.
Se cerchiamo un autorità che ci conduca alla spiritualità,
costruiamo automaticamente un'organizzazione attorno a quella autorità.
Ma la creazione stessa dell'organizzazione che, secondo voi, aiuterà
l'autorità a condurvi alla spiritualità, vi chiude
in una gabbia.Vi sto parlando con franchezza, ma ricordate che lo faccio
non per durezza o malanimo, né per eccitazione per la mia decisione,
ma perché voglio che comprendiate ciò che vi dico. Questo
è il motivo per cui siete qui, e sarebbe una perdita di tempo se
non spiegassi con chiarezza e fino in fondo il mio punto di vista. Sono
diciotto anni che vi state preparando a questo evento, alla venuta del
Maestro del Mondo. Per diciotto anni vi siete organizzati, avete cercato
qualcuno che potesse dare un piacere nuovo al vostro cuore e alla vostra
mente, che trasformasse la vostra vita, che vi comunicasse una nuova comprensione;
qualcuno che vi innalzasse a un nuovo modo di vivere, che vi desse una
nuova spinta, che vi rendesse liberi; e adesso osservate che cosa accade!
Riflettete, ragionate da voi e cercate di capire come questa fede vi ha
cambiati; ma non il cambiamento superficiale di applicarvi un distintivo,
che è una cosa insignificante, assurda. Questa fede ha spazzato
via dalla vostra vita tutte le cose inessenziali? Questo e l'unico
metro di giudizio: siete più liberi, più grandi, più
pericolosi per qualunque società fondata sul falso e sull'inessenziale?
I membri dell'Ordine della Stella, come sono cambiati? Come ho già
detto, per diciotto anni vi siete preparati per me. Non m'importa che
crediate o no che io sia il Maestro del Mondo, Non ha nessun valore. Come
appartenenti all'organizzazione dell'Ordine della Stella avete
dato la vostra adesione e la vostra energia, riconoscendo in Krishnamurti
il Maestro del Mondo in tutto o in parte. In tutto, per coloro che sono
realmente in ricerca; in parte, per coloro che sono soddisfatti delle
loro mezze verità. Diciotto anni di preparazione, e guardate quanti
ostacoli vi sono ancora sulla strada della vostra comprensione, quante
complicazioni, quante cose inutili. I pregiudizi, le paure, le autorità,
le chiese vecchie e nuove: tutto questo, ritengo, è una barriera
alla comprensione. Non potrei essere più chiaro. Non voglio che
vi dichiariate d'accordo con me. Non voglio che mi seguiate. Voglio
che comprendiate ciò che visto dicendo. E necessario che mi comprendiate
perché la vostra fede non vi ha trasformato, ma vi ha resi ancora
più complicati e non siete disposti a vedere le cose così
come sono. Voi volete avere i vostri dèi, nuovi dèi al posto
dei vecchi, nuove religioni al posto delle vecchie, nuove forme in sostituzione
delle vecchie, tutte ugualmente prive di valore, tutte barriere, tutte
limitazioni, tutte stampelle. Nuove distinzioni spirituali al posto delle
vecchie, nuovi culti al posto dei vecchi. Tutti fate dipendere la vostra
spiritualità da qualcun altro, fate dipendere la vostra felicità
da qualcun altro, la vostra illuminazione da qualcun altro; e benché
vi siate preparati per me per diciotto anni, quando dico che tutto ciò
è inutile, quando dico che dovete sbarazzarvene e cercare dentro
di voi l'illuminazione, il fulgore, la purezza e l'incorruttibilità
del sé, nessuno di voi è disposto a farlo. Forse alcuni
si, ma pochi, pochissimi. Perché dunque avere un'organizzazione?
Perché avere persone false e ipocrite che seguono me, l'incarnazione
della Verità? Vi prego di tenere a mente che non vi parlo per astio
o malanimo, ma perché siamo giunti a un punto in cui è indispensabile
affrontare la situazione per quella che è. L'anno scorso
dissi che non avrei accettato compromessi. Pochissimi mi diedero ascolto.
Quest'anno l'ho ribadito chiaramente. Non so quante migliaia
di persone in tutto il mondo, membri dell'Ordine si stanno preparando
per me da diciotto anni, eppure non sono ancora pronte ad ascoltare incondizionatamente
totalmente, ciò che io dico. Allora, perché avere un'organizzazione?
Vi ho già detto che il mio scopo è quello di tendere l'uomo
incondizionatamente libero, perché ritengo che l'unica spiritualità
sia l'incorruttibilità del sé che è eterno,
sia l'armonia tra la ragione e l'amore. Questa è l'assoluta
e incondizionata Verità che è la Vita stessa. Perciò
voglio che l'uomo sia libero, gioioso come un uccello nel cielo splendente,
sgravato, indipendente ed estatico nella sua libertà. A coloro
che si sono preparati per diciotto anni dico che occorre essere liberi
da tutto ciò, liberi dalle complicazioni e dagli impegolamenti.
Perciò non avete bisogno di un'organizzazione basata su un credo
spirituale. Perché mantenere un'organizzazione per quei cinque
o dieci individui in tutto il mondo che hanno capito e che lottano per
sbarazzarsi di tutte le cose inutili? Nemmeno ai deboli serve un'organizzazione
che li aiuti a trovare la Verità, perché la Verità
è in tutti, non è né lontana né vicina, è
eternamente. Le organizzazioni non possono farvi liberi. Nessun altro
può renderci liberi. Nessun culto organizzato, e neppure l'immolarsi
per una causa, può renderci liberi. Unirsi in un'organizzazione
o gettarsi nel lavoro non può renderci liberi. Se per scrivere
una lettera usiamo una macchina da scrive re, non la mettiamo su un altare
per adorarla. Eppure è questo che si fa quando l'organizzazione
diventa l'interesse principale. "Quanti iscritti avete?",
è la prima domanda che mi pone qualunque giornalista. "Quanti
sono i tuoi seguaci? Dal loro numero capiremo se stai dicendo il vero
o il falso". Io non so quanti siate. Non me ne curo. Come ho già
detto, anche se uno solo fosse stato reso libero, sarebbe abbastanza.
Voi avete l'idea che solo determinate persone abbiano la chiave
del Regno della Felicità. Nessuno la detiene. Nessuno ha l'autorità
per farlo, La chiave è il vostro stesso sé, e solo nello
sviluppo, nella purificazione e nell'incorruttibilità del
sé c'è il Regno dell'Eternità. Vedete
la totale assurdità della struttura che avete creato cercando un
aiuto esterno, facendo dipendere da altri il vostro benessere, la vostra
felicità, la vostra forza? Tutto ciò lo troverete in voi
stessi. Perché allora un'organizzazione? Siete abituati a
sentirvi spiegare i progressi che avete fatto, a sentirvi indicare il
vostro livello spirituale. Che bambinata! Chi, se non noi stessi, può
sapere se siamo belli o brutti interiormente? Chi, se non noi stessi.
può dirci se siamo incorruttibili? Non avete serietà in
queste cose. Perché allora un'organizzazione? Coloro che
vogliono realmente conoscere, coloro che cercano davvero ciò che
è eterno, privo di inizio e privo di fine, cammineranno insieme
con grande intensità e costituiranno un pericolo per tutto ciò
che è inessenziale, per le irrealtà, per le ombre. Essi
si uniranno e diverranno una fiamma, perché comprendono. Voglio
creare un'unione così, questo e il mio scopo. Dalla vera
comprensione nascerà vera amicizia. Dalla vera amicizia, che voi
non sembrate conoscere, nascerà vera cooperazione reciproca. E
ciò non a motivo di un'autorità, non in virtù
di una salvezza o perché ci si è immolati per una causa,
ma perché comprendendo davvero viviamo nell'eterno. Questo
supera il maggiore piacere e il più grande sacrificio. Ecco alcuni
dei motivi che, dopo due anni di attenta riflessione, mi hanno indotto
a prendere questa decisione. Non si tratta di un impulso momentaneo. Non
vi sono stato spinto da nessuno. Nessuno mi ha convinto. Per due anni
ho riflettuto con calma, profondamente e pazientemente, e oggi, in virtù
del fatto che ne sono a capo, ho deciso di sciogliere l'Ordine.
Potete costituire un'altra organizzazione e aspettare qualcun'altro.
Non mi interessa, così come non mi interessano le gabbie né
nuove decorazioni per le gabbie. Il mio unico scopo è rendere l'uomo
totalmente, assolutamente libero.
Libertà dal conosciuto
''Attraverso i secoli l'uomo ha ricercato qualcosa al di là di
se stesso,
al di là del benessere materiale - qualcosa che chiamiamo verità
o Dio
oppure realtà, uno stato eterno - qualcosa che non può essere
turbato dagli
avvenimenti, dal pensiero o dalla corruzione umana.
L'uomo si è sempre posto la domanda: che cosa è tutto quanto?
la vita ha
davvero un significato? Egli vede l'enorme confusione della vita, le
brutalità, le rivolte, le guerre, le eterne fratture di religione,
ideologia
e nazionalità, e con un senso di profonda e costante frustrazione
chiede
cosa bisogna fare, cos'è questa cosa che chiamiamo vita, e se c'è
qualcosa
aldilà di essa.
E poiché non è riuscito a trovare quello che ha sempre cercato,
questa cosa
senza nome a cui vengono dati migliaia di nomi, ha coltivato la fede -
fede
in un saggio o in un ideale - e la fede invariabilmente genera violenza.
In questa perenne battaglia che chiamiamo vivere, tentiamo di fissare
un
codice di comportamento conforme alla società in cui siamo cresciuti,
sia
essa una società comunista o una cosiddetta società libera;
accettiamo un
modello di comportamento come parte della nostra tradizione in quanto
Indù,
o Musulmani o Cristiani, o qualsiasi cosa ci capiti di essere. Osserviamo
qualcuno per sapere quale sia il comportamento giusto e quale quello
sbagliato, quale sia il pensiero giusto e quale quello sbagliato, e nel
seguire questo modello il nostro comportamento e il nostro pensiero
diventano meccanici, le nostre reazioni meccaniche Tutto ciò possiamo
notano
molto facilmente in noi stessi.
Per secoli siamo stati nutriti dai maestri, dalle autorità, dai
libri, dai
santi. Diciamo: " ditemi tutto, cosa c'è al di là delle
colline e delle
montagne e della terra?" e restiamo soddisfatti dalle loro descrizioni,
il
che significa che viviamo di parole è che la nostra vita è
superficiale e
vuota. Siamo persone di seconda mano. Abbiamo vissuto basandoci su quello
che ci è stato detto, o guidati dalle nostre inclinazioni, tendenze,
o
costretti ad accettare dalle circostanze e dall'ambiente. Siamo il risultato
di ogni forma di influenza, e non c e niente di nuovo in noi, niente che
sia
stato scoperto da noi stessi; niente di originale, intatto, chiaro.
Durante tutta la storia teologica i capi religiosi ci hanno assicurato
che
se avessimo compiuto certi riti, ripetuto delle preghiere o mantra, se
ci
fossimo adattati a certi schemi, avessimo soffocato i desideri, controllato
i pensieri, sublimato le passioni, frenato l'avidità e avessimo
evitato di
abbandonarci al sesso, avremmo, dopo una sufficiente tortura della mente
e
del corpo, trovato qualcosa che fosse al di là di questa vita
insignificante. Ed è quanto milioni di persone cosiddette religiose
hanno
fatto nei secoli, sia da soli, andandosene in un deserto o sulle montagne
o
in una caverna o vagando di villaggio in villaggio con una ciotola da
mendicante, oppure in gruppo, riunendosi in monasteri, costringendo le
loro
menti a conformarsi ad un modello stabilito. Ma una mente torturata, una
mente agitata, una mente che vuole sfuggire ad ogni inquietudine, che
ha
rifiutato il mondo esteriore ed è stata resa ottusa dalla disciplina
e dal
conformismo - una mente del genere, per quanto a lungo possa cercare,
nelle
sue scoperte sarà sempre condizionata dalla propria deformazione.
Perciò mi sembra che per scoprire se veramente c'è o no
qualcosa oltre
questa ansiosa, colpevole, timorosa, competitiva esistenza ci si debba
avvicinare l'uno all'altro in maniera completamente diversa. L'approccio
tradizionale è dall'esterno verso l'interno; nel riuscire con il
tempo, la
pratica, la rinuncia, ad arrivare a quel fiore chiuso nell'intimo,
quell'intima bellezza e amore - in effetti a fare quanto vi rende angusti,
meschini e pretenziosi; nel distaccarvi a poco a poco; nel prender tempo;
lo
farò domani, lo farò nella prossima vita - e quando infine
si arriva al
centro non si trova nulla, perché la mente è stata resa
incapace, ottusa e
insensibile.
Dopo aver osservato questo processo ci si chiede se non esista un approccio
completamente diverso - cioè: non è possibile esplodere
dal centro?
Il mondo accetta è segue l'approccio tradizionale. La causa primaria
del
disordine in noi stessi è la ricerca di una realtà promessa
da un altro;
seguiamo meccanicamente chi ci assicura una confortevole vita spirituale.
E'
veramente una cosa straordinaria che sebbene molti di noi siano contrari
alle tirannie e alle dittature politiche accettino invece intimamente
l'autorità e la tirannia di un altro che distorceranno le nostre
menti e il
nostro modo di vivere. Così se rifiutiamo completamente, non al
livello
intellettuale ma reale, qualsiasi cosiddetta autorità spirituale,
tutte le
cerimonie, i riti e i dogmi, significa che siamo soli e siamo ormai in
conflitto con la società; non siamo più degli esseri rispettabili.
Un essere
rispettabile non può in alcun modo avvicinarsi a quella infinita,
incommensurabile realtà.
Avete ora cominciato col ripudiare qualcosa di assolutamente falso -
l'approccio tradizionale - ma se lo ripudiate per reazione avrete creato
un
altro modello in cui resterete intrappolati. Se voi vi dite al livello
intellettuale che questo ripudio è veramente una buona idea ma
in realtà non
fate niente, non potrete più andare avanti. Se invece lo ripudiate
perché ne
comprendete la stupidità e l'immaturità, se lo rifiutate
con straordinaria
intelligenza, dal momento che siete libero e non spaventato, creerete
in voi
stessi e intorno a voi un grande turbamento ma sfuggirete alla trappola
della rispettabilità. Vi renderete conto allora che non state più
cercando.
Questa è la prima cosa da imparare: il non cercare. Quando cercate,
in
realtà, non fate altro che guardare le vetrine.
Alla domanda se esiste o meno un Dio, una verità o una realtà
o comunque
vogliate chiamarla, non può mai essere data una risposta dai libri,
dai
preti, dai filosofi o dai saggi. Nessuno e niente può dare una
risposta alla
domanda tranne voi stessi ed è questo il motivo per cui vi dovete
conoscere.
L'immaturità è dovuta solamente all'ignoranza totale dell'io.
Capire se
stessi è il principio della saggezza.
E che cosa siete voi, voi in quanto esseri individuali? Penso che ci sia
una
differenza tra l'essere umano e l'individuo. L'individuo è una
entità
limitata, che vive in un particolare paese, appartiene a una particolare
cultura, una particolare società, una particolare religione. L'essere
umano
non è una entità limitata ovunque. Se l'individuo si limita
ad agire in uno
speciale angolo del vasto campo della vita, allora la sua azione è
completamente disgiunta dall'intero. Bisogna tenere presente che stiamo
parlando dell'intero, non del particolare, dal momento che il più
piccolo è
contenuto nel più grande, ma nel più piccolo non è
contenuto il più grande.
L'individuo è quella piccola entità, condizionata, avvilita,
frustrata,
soddisfatta dei suoi meschini dèi e delle sue insignificanti tradizioni,
mentre l'essere umano partecipa del benessere totale, della totale miseria
e
della totale confusione del mondo.
Noi esseri umani siamo quello che siamo stati per milioni di anni -
enormemente avidi, invidiosi, aggressivi, gelosi, ansiosi, e disperati,
con
occasionali sprazzi di gioia e di amore. Siamo uno strano miscuglio di
odio,
paura e dolcezza; siamo contemporaneamente violenza e pace. C'è
stato un
progresso esteriore dal carro trainato dai buoi all'aeroplano a reazione,
ma
psicologicamente l'individuo non è affatto cambiato, e la struttura
della
società in tutto il mondo è stata creata da individui. La
struttura sociale
esteriore è il risultato della struttura psicologica interiore
dei nostri
rapporti umani, poiché l'individuo è il risultato della
totale esperienza,
conoscenza e comportamento dell'uomo. Ciascuno di noi è il depositario
di
tutto il passato.
L'individuo è l'umano che è tutta l'umanità. L'intera
storia dell'uomo è
scritta in noi stessi.
Osservate cosa realmente sta succedendo in voi e al di fuori di voi stessi
in quella cultura competitiva entro cui vivete, col suo desiderio di potere,
posizione, prestigio, fama, successo, e tutto il resto - osservate i
risultati di cui andate tanto orgogliosi, l'intero campo che chiamate
esistenza e in cui c'è conflitto in ogni forma di rapporto, che
alimenta
odio, antagonismo, brutalità e guerre incessanti. Questo campo,
questa vita,
è quanto conosciamo, e poiché siamo incapaci di capire l'enorme
lotta
dell'esistenza ne siamo naturalmente spaventati e cerchiamo di evaderne
in
ogni sorta di modi sottilmente ingegnosi. Ed anche l'ignoto ci spaventa
- ci
spaventa la morte, ci spaventa quel che ci aspetta oltre il domani. Abbiamo
dunque paura del noto e dell'ignoto. Questa è la nostra vita quotidiana
ed
in essa non c'è speranza, per cui ogni possibile filosofia, ogni
possibile
concezione teologica altro non è che evasione dall'effettiva realtà
di quel
che è.
Tutte le forme esteriori di cambiamento determinate da guerre,
rivoluzioni, riforme, leggi e ideologie hanno fallito completamente lo
scopo
di cambiare la natura fondamentale dell'uomo e quindi della società.
Chiediamoci dunque, come esseri viventi in questo mondo mostruosamente
brutto, se può avere fine questa società, fondata sulla
competizione, sulla
brutalità e la paura. Non sarebbe una concezione intellettuale,
non una
speranza, ma una effettiva realtà, cosicché la mente sia
resa pulita, nuova
e innocente, e possa produrre un mondo completamente diverso. Penso che
questo possa avvenire soltanto se ciascuno riconosce come punto centrale
il
fatto che in qualsiasi parte del mondo ci capiti di abitare e a qualsiasi
cultura ci capiti di appartenere, noi siamo interamente responsabili della
condizione di tutto quanto il mondo.
Siamo, ciascuno di noi, responsabili di ogni guerra per l'aggressività
della nostra vita personale, per il nostro nazionalismo, per l'egoismo,
per
i nostri dèi, pregiudizi, ideali; tutte cose che ci dividono. E
soltanto
rendendoci conto, non intellettualmente ma nella realtà dei fatti,
come
potremmo renderci conto d'aver fame o di sentire dolore, che voi ed io
siamo
responsabili di questo caos esistente, di tutta l'infelicità del
mondo
intero perché ad essa abbiamo contribuito nella nostra vita d'ogni
giorno e
perché facciamo parte di questa società mostruosa con le
sue guerre, la sua
bruttezza, la sua brutalità e ingordigia: solo allora agiremo.
Ma cosa può fare un essere umano - cosa possiamo fare voi ed io
- per creare
una società del tutto diversa? Ci stiamo ponendo una domanda molto
grave. Si
può veramente far qualcosa? Che possiamo fare? C'è qualcuno
che ce lo dirà?
In realtà ce l'hanno detto. Le cosiddette guide spirituali, che
si pensa
capiscano queste cose meglio di noi, ce l'hanno detto cercando di piegarci
e
modellarci secondo nuovi modelli, e questo non ci ha portato molto lontano.
Uomini dotti e sofisticati ce l'hanno detto e non siamo andati avanti.
Ci è
stato detto che tutti i sentieri conducono alla verità - uno ha
il suo
sentiero come Indù, l'altro come Cristiano, un altro ancora come
Mussulmano,
e tutti si incontrano alla stessa porta - il che, se riflettete, è
quanto
mai assurdo e in modo evidente. La verità non ha sentieri: questa
è la
bellezza della verità, che è viva.
Una cosa morta può essere raggiunta percorrendo un sentiero perché
è
statica, ma quando capite che la verità è viva, in movimento,
che non ha
luoghi di sosta, che non la si trova in un tempio, moschea o chiesa, che
nessuna religione, nessun maestro, nessun filosofo, nessuno, può
guidarvi ad
essa, allora capirete anche che questa cosa - viva è quel che voi
effettivamente siete: la vostra rabbia, la vostra brutalità, la
vostra viole
nza, la vostra disperazione, l'angoscia e la sofferenza in cui vivete.
La
verità sta nella comprensione di questo e potrete capirlo solo
se saprete
come guardare queste cose nella vostra vita. E non potete guardare
attraverso un'ideologia, attraverso lo schermo di parole, attraverso
speranze e timori.
Perciò, vedete, non si può dipendere da nessuno. Non esiste
guida, maestro,
autorità. Ci siete soltanto voi i vostri rapporti con gli altri
e col
mondo - non c'è altro. Accorgersi di questo può portare
con sé disperazione
profonda da cui derivano cinismo e amarezza, oppure nell'affrontare il
fatto
che voi e nessun altro siete responsabili del mondo e di voi stessi, di
quel
che pensate e sentite e del vostro modo d'agire, ogni autocommiserazione
scompare. Attualmente diamo il torto agli altri e questo ci appaga: è
una
forma di autocommiserazione.
Allora, possiamo voi ed io operare in noi stessi - non per influenze
esteriori, non perché persuasi da altri, non per paura della punizione
-
possiamo operare nel nostro profondo essere una rivoluzione totale, un
cambiamento psicologico in modo da eliminare in noi brutalità,
violenza,
competitività, ansietà, avidità, invidia e tutte
le altre manifestazioni
della nostra natura che hanno contribuito a produrre la marcia società
nella
quale trascorriamo la nostra vita quotidiana?
E' importante capire proprio sin dall'inizio che io non sto formulando
alcuna filosofia o struttura teologica di idee o concetti ideologici.
Mi sembra che tutte le ideologie siano assolutamente idiote.
Ciò che conta non è una filosofia della vita, ma l'osservare
quel che
realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi.
Se
esaminate molto attentamente quanto accade, e lo studiate, vi accorgerete
che poggia su una concezione intellettuale, e l'intelletto non è
l'intero
campo dell'esistenza; ne è un frammento, e un frammento per quanto
abilmente
costruito, per quanto antico e tradizionale è tuttavia una piccola
parte
dell'esistenza mentre noi dobbiamo avere a che fare con la totalità
della
vita. E quando guardiamo a quanto accade nel mondo cominciamo a capire
che
non esiste un processo interno ed uno esterno; esiste un processo unitario,
un movimento completo e totale; e il movimento interno si esprime come
esterno mentre quello esterno reagisce ripercuotendosi in quello interno.
Essere capaci di guardare questo mi sembra tutto quel che occorre, perché
se
sappiamo guardare, allora tutto ci appare chiarissimo, e guardare non
richiede filosofia né maestri. Non c'è bisogno di nessuno
che vi dica come
guardare. Guardate e basta.
Sarà possibile allora, vedendo l'intero quadro, vedendolo realmente
non
verbalmente, sarà facile allora trasformarvi spontaneamente? Questo
è il
punto. E' possibile operare nella psiche una rivoluzione completa?
Mi chiedo: qual è la vostra reazione a tale domanda? Forse direte,
"Non
voglio cambiare"; la maggior parte della gente non vuole, specialmente
quelli che possiedono una certa sicurezza sociale ed economica o che nutrono
fedi dogmatiche e si contentano di accettare se stessi e le cose come
sono o
leggermente modificate. Queste persone non ci riguardano. Forse direte,
più
sottilmente: "Ebbene, è troppo difficile, per me non va",
nel qual caso vi
sarete già bloccati, avrete cessato di indagare e sarà inutile
proseguire.
Oppure direte: "Vedo la necessità di un cambiamento fondamentale
dentro me
stesso, ma come posso produrlo? Mostratemene il modo, per favore, aiutatemi
a raggiungerlo". Se direte così allora non vi state preoccupando
del
cambiamento in sé non vi interessa veramente una rivoluzione fondamentale,
state soltanto cercando un metodo, un sistema, che produca il cambiamento.
Se fossi tanto sciocco da fornirvi un sistema e voi lo foste tanto da
seguirlo, non fareste che copiare, imitare, conformarvi, accettare; e
ciò
facendo instaurereste in voi stessi l'autorità di un altro, da
qui
deriverebbe conflitto fra voi e quell'autorità. Sentite che dovete
fare tal
cosa o tal altra perché vi è stato detto di farla e tuttavia
siete incapaci
di farla. Avete le vostre inclinazioni, tendenze e pressioni personali
che
entrano in conflitto col sistema che pensate di dover seguire e di
conseguenza c'è contraddizione. Allora condurrete una doppia vita
fra
l'ideologia del sistema e la realtà della vostra esistenza quotidiana.
Cercando di conformarvi all'ideologia sopprimete voi stessi, mentre quel
che
è vero nella realtà non è l'ideologia ma quel che
siete. Se cercate di
studiarvi secondo i dettami di un altro rimarrete sempre un essere umano
di
second'ordine.
L'uomo che dice: "Io voglio cambiare, dimmi come si fa", sembra
molto
sincero, molto serio, ma non lo è.
Vuole un'autorità e spera che essa porti ordine in lui.
Ma l'autorità può mai produrre ordine interiore?
L'ordine imposto dall'esterno produce necessariamente disordine. Forse
ne
capite la verità intellettivamente, ma riuscite nella realtà
ad attuarlo in
modo che la vostra mente non rappresenti autorità alcuna, quella
di un
libro, di un insegnante, di una moglie o di un marito, di genitori di
amici
o della società? Poiché abbiamo sempre funzionato entro
il modello di una
formula, e la formula diventa ideologia e autorità; ma nel momento
stesso in
cui capite veramente che la domanda, "Come posso cambiare?"
instaura una
nuova autorità, avrete finito per sempre con l'autorità.
Riprendiamo l'argomento con maggiore chiarezza: Io vedo che debbo cambiare
completamente dalle radici del mio essere; non posso più dipendere
da una
qualsiasi tradizione perché la tradizione ha prodotto questa colossale
pigrizia, accettazione e obbedienza; non posso più in alcun modo
contare su
altri perché mi si aiuti a cambiare, si tratti pure di un maestro,
d'un
sistema, di una pressione o influenza esterna o interna. Che accade allora?
Prima di tutto, riuscite a rigettare ogni autorità? Se lo potete
vuol dire
che non avete più paura. Allora cosa avviene? Quando rigettate
qualcosa di
falso che vi siete trascinato dietro per generazioni, quando vi liberate
di
un qualsiasi fardello, che cosa avviene? Avete più energia, non
è vero?
Avete maggior capacità, più carica, più intensità
e vitalità. Se non lo
sentite allora non vi siete liberati del carico, non avete estirpato il
peso
morto dell'autorità.
Ma quando ve ne siete liberati e avete quell'energia del tutto esente
da
paura - dalla paura di commettere un errore, dalla paura di far bene o
male - quell'energia, allora, non costituisce essa stessa un cambiamento?
Abbiamo bisogno di un'enorme dose di energia e la dissipiamo nella paura,
ma
quando c'è quell'energia che deriva dall'essersi liberato da ogni
forma di
paura, essa produce una radicale rivoluzione interiore. Voi non dovete
fare
niente perché avvenga.
In tal modo rimanete soli con voi stessi; e questa è la condizione
genuina
per chi sia veramente serio su tutta questa faccenda; e dal momento che
non
state più cercando aiuto da niente e da nessuno, siete già
liberi di
scoprire. E quando c'è libertà, c'è energia; e quando
c'è libertà non si può
fare niente di sbagliato. La libertà è assolutamente diversa
dalla
ribellione. Non vi è niente di simile all'agire bene o male quando
c'è la
libertà. Voi siete liberi e agite di conseguenza partendo da questo
centro.
E da questo momento non vi è più paura, e una mente che
non abbia paura è
capace di grande amore. E quando c'è amore può fare quello
che vuole.
Ciò che ora dobbiamo cercare di fare, quindi, è studiare
noi stessi, non
secondo gli insegnamenti miei o di qualche analista o filosofo - poiché
se
studiamo noi stessi secondo gli insegnamenti di qualcun altro, studiamo
loro, non noi stessi - quello che dobbiamo cercare di fare è studiare
quello
che realmente siamo.
Una volta che si è compreso che non dobbiamo dipendere da alcuna
autorità
esteriore nel generare una totale ribellione nella struttura della nostra
psiche, compare la difficoltà immensamente più grande di
rigettare la nostra
autorità interiore, l'autorità delle nostre particolari
piccole esperienze e
il cumulo di opinioni, conoscenze, idee e ideali. Avete avuto una esperienza
ieri che vi ha insegnato qualcosa e quello che vi ha insegnato si trasforma
in una nuova forma di autorità di un migliaio di anni. Per poterci
comprendere non c'è alcun bisogno né dell'autorità
di ieri né di quella di
un migliaio di anni poiché noi viviamo le cose, sempre in movimento,
sempre
scorrendo, senza mai fermarci. Quando ci guardiamo con la morta autorità
di
ieri non riusciremo a comprendere il movimento vivo e la bellezza e la
qualità di questo movimento.
Essere liberi da qualsiasi autorità, vostra o di qualcun altro,
vuoi dire
morire a tutto ciò che appartiene all'ieri, dimodoché la
vostra mente sia
sempre fresca, sempre giovane, innocente, piena di vigore ed entusiasmo.
E'
solamente in un simile stato che si impara e si osserva. E per questo
è
necessaria molta consapevolezza, reale consapevolezza di quello che succede
dentro di voi, senza tentare di correggerla o suggerirle quello che dovrebbe
o non dovrebbe essere, poiché nel momento in cui voi la correggete
stabilite
una nuova autorità, il censore.
Ora dunque, insieme, tenteremo di studiare noi stessi - non ci sarà
una
persona che spiega mentre voi leggete e siete d'accordo o no con lei intanto
che seguite le parole sulla pagina; faremo piuttosto un viaggio insieme,
un
viaggio di scoperta negli angoli più segreti della nostra mente.
E per
intraprendere un viaggio del genere bisogna viaggiare con poco bagaglio;
non
possiamo essere appesantiti da opinioni, pregiudizi e conclusioni - tutto
quel vecchio bagaglio che abbiamo messo insieme negli ultimi duemila anni
e
più. Dimenticate tutto quello che sapete su voi stessi; dimenticate
tutto
quello che avete pensato di voi; cominceremo come se non sapessimo niente.
La scorsa notte è piovuto molto, ed ora il cielo comincia a schiarirsi;
è un
nuovo fresco giorno. Affrontiamo questo fresco giorno come se fosse il
solo
giorno. Cominciamo insieme il. nostro viaggio lasciandoci dietro tutti
i
ricordi di ieri - e cominciamo a comprenderci per la prima volta''