L'equazione - Giorgio Gaber

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L'equazione

E quando fuori dalla tua finestra il cielo si fa più grigio...
e quando dentro ai tuoi pensieri si insinua un senso di amarezza...
e quando avverti una crescente mancanza di energia...
e quando ti senti profondamente solo...
ecco, quello è il giorno dell'appuntamento col tuo bilancio sentimentale.
Generalmente non è un bel giorno. E non tanto perché il cielo si fa un po' più grigio... quanto perché tu ti fai un po' più schifo.
Ma se si fallisce sempre, ci sarà un motivo! Dov'è che si sbaglia? Colpa mia... colpa tua... No, a queste cose non ci credo. L'errore dev'essere 'prima'. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino: un errore che ha influenzato tutta la mia vita affettiva; forse il famoso Edipo, forse "mamma c'è n'è una sola". Anche troppa, oppure nonni, fratelli, zii... insomma, figure, fotografie dell'infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.
Sì, un errore innocente, impercettibile, che poi col tempo si è ripetuto, ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile.
Già, ma perché l'errore si ingigantisce? Dev'essere un po' come quando a scuola facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto, una svista, un più o un meno, chi lo sa... E che poi te lo porti dietro e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. Va be', dici tanto poi si semplifica. E poi numeri ancora più grossi, brutti, sgraziati anche. E poi addirittura enormi, incontenibili, schifosi.

E alla fine:

X= 462.274.363 +c
Ö 78.217.304

E ora prova un po' a semplificare!
Non c'è niente da fare. La matematica deve avere una sua estetica: x = 2. Bello!
La semplicità.
Forse, per fare bene un'equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d'amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.